notizia

di Marco Riccòmini

TERRITORIO COMANCHE

La conoscenza al tempo di Wikipedia: l’insidiosa scorciatoia.

Mi avventurerò in “territorio comanche” (in omaggio ad Arturo Péretz-Reverte, reportero de guerra). Non oso pensare a cosa sia successo al Baron’s Hotel di Aleppo, dove pernottai un freddo inverno di molti anni fa, quando inseguivo le orme di T. H. Lawrence in Medio Oriente. Certi luoghi andrebbero lasciati intatti nella stanza dorata dei nostri ricordi. Così bisognerebbe fare anche per molte altre cose; tra queste anche le aste di antico in Piazzetta Bossi, dove per qualche anno ebbi un ufficio. Lo dico sfogliando il nuovo catalogo della rifondata maison meneghina. Non ho più la supponenza di avere la verità in tasca, e mi limiterò a guardare le cose a me più famigliari. Scuoto la testa a vedere chiamato Burrini un quadro neppure italiano, a confronto del quale si chiama in causa il Ritratto dello scultore Giuseppe Mazza da tempo, invece, riconosciuto come opera giovanile di Donato Creti. Attenzione alle trappole di Wikipedia. Così per un ovalino detto dell’Anconitano. Pedrini è da sempre il port-manteau per le cose che somigliano ai Gandolfi, ma le quattro grisaglie che portano quel nome non sono neppure emiliane, e cosa importa se a dirlo è una compiacente “letterina”? E che dire dello sbilenco Riposo detto del Badalocchio e che, invece, è un morphing da Marcantonio Franceschini, un secolo più tardo? Passo falso d’esordio, è da pensare. Lasciamo che i ballerini imparino la danza, e concediamo loro un applauso d’incoraggiamento. Milano merita da tempo nuove aste di pittura antica.


*Reso a Creti da Angelo Mazza: Gli artisti di palazzo Fava. Collezionismo e mecenatismo srtistico a Bologna alla fine dei Seicento, in “Saggi e memorie di storia dell’arte”, 27, 2003 (2004), p. 321, fig. 43.