di Leonardo Piccinini

UNA BIENNALE DI SUCCESSO

Il successo di pubblico della XXIX Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, da poco conclusasi, è testimonianza tangibile di un successo da più parti riscontrato e della vitalità di una manifestazione che cresce.

 32mila visitatori. Il successo di pubblico della XXIX Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, da poco conclusasi, è testimonianza tangibile di un successo da più parti riscontrato, della vitalità di una manifestazione che cresce (più 45 % di visitatori rispetto a due anni fa), dell’impegno organizzativo del Segretario Generale Fabrizio Moretti e degli 88 espositori che hanno saputo stupire per ricchezza e novità di proposte.

Palazzo Corsini, da anni sede della mostra, costituisce nel panorama architettonico fiorentino una sontuosa bizzarria: scenografica e fastosa dimora barocca, con le sue sale decorate, il ninfeo, la successione scalone / salone ricorda la Roma che con il papa di casa, Clemente XII, diede ulteriore gloria al casato: proprio il salone, valorizzato da Pierluigi Pizzi con un rinnovato allestimento, è divenuto per i dieci giorni della mostra il centro del più ricco e articolato programma di incontri della Penisola, con l’intervento di storici dell’arte, giuristi, politici, intellettuali, giornalisti, polemisti…..

La presenza internazionale di espositori, curatori di musei, collezionisti, che hanno preso parte a un ricco programma di eventi, alle cene nelle sedi più prestigiose della città (persino l’ex chiesa di Santo Stefano al Ponte, quella del capolavoro di Buontalenti, trasformata in spettacolare DJ set!), alla vasta offerta di mostre in corso nei musei cittadini (tra cui quella, aperta per l’occasione al Museo Stibbert sui preziosi cassoni rinascimentali) ha dato nuova linfa a un evento espositivo che rappresenta magnificamente la peculiare tradizione del mercato d’arte italiano: numerose le proposte  inedite, in controtendenza rispetto a un sistema internazionale in cui molte opere si ripropongono ciclicamente; prestigiose provenienze, occasioni di scoperta e rientri sul territorio italiano di dipinti che la fortuna collezionistica ha collocato sul mercato anglosassone, come la Madonna della Cintola di Francesco Granacci, già nel complesso di Santa Maria Novella.
Tra le infinite proposte di una Biennale che tutti ricorderemo, tanto si è discusso in città di un notevole complesso di tre opere, tre importanti “pezzi” dell’antica Santa Maria del Fiore (Arnolfo di Cambio e Tino di Camaino), mentre è passata inosservata (perlomeno ai cronisti) l’eroica figura di uno dei patrioti risorgimentali, quel Francesco Arese Lucini, raffigurato nel duro carcere dello Spielberg da Francesco Hayez in un dipinto (1828) davvero unico nel panorama della pittura ottocentesca.