giornalearte

Il diritto di mugugno

I nostri affanni

La preoccupazione maggiore di chi amministra la cosa pubblica è, come è noto a tutti, quella di mettere i cittadini nelle migliori condizioni di poter operare e vivere. Tutti coloro che si impegnano a livello politico, burocratico ed altro, per venire incontro alle necessità dei cittadini, compiono le loro quotidiane azioni nell'interesse solo e specifico della popolazione. E' un meraviglioso ritornello di cui s'inebriano coloro che dovrebbero attenersi a questo comportamento. In realtà l'inadempienza a tale comportamento, irrita la popolazione rendendo i cittadini furiosi ed ostili a tutto ciò che rappresenta lo Stato. Si è creato un circolo vizioso drammatico perchè la cosa pubblica, l'amministrazione dello Stato in tutte le sue attività, viene per lo più percepita come qualcosa di ostile e di alieno dal vivere civile. La conseguenza di ciò è, oltre al disamore per le Istituzioni, la terribile e devastante tentazione di andare contro lo Stato che non risponde ai suoi doveri elementari. Nonostante poi gli sforzi dei singoli politici o amministratori, tra i quali molto spesso svolgono attività personaggi di grande spessore civile e di ottime capacità, tuttavia è la farraginosità dell'apparato burocratico che rende tutto estremamente difficoltoso, rendendo gli sforzi dei volenterosi molto spesso assai vani per continui rimbalzi di responsabilità, per continui dinieghi non motivati, in sostanza, per venire meno a quelli che sono i proclamati compiti di tempestività e precisione. Tra le varie formule paradossali che esistono nel burocratese, quella del silenzio – assenso o silenzio – diniego, sembra fatta apposta per esemplificare quanto abbiamo finora detto. Infatti, quando qualche quesito che riguarda casi individuali, intendiamo dire che non sono pertinenti a masse di persone, viene posto a organi ministeriali, o comunque amministrativi, sono stranamente accantonati, sommersi tra scartoffie varie e totalmente dimenticati. Fintanto che le varie corrispondenze avvenivano per via cartacea, si poteva anche indulgere ad una considerazione di trascuratezza dovuta alla quantità di fogli che imperversavano sulle scrivanie dei funzionari, ma oggi che la tecnologia contemporanea aiuta a rivolgersi direttamente ai centri di documentazione, le risposte alle varie domande potrebbero, se non proprio dovrebbero, essere tempestive. Nei vecchi manuali di educazione si diceva testualmente “domandare è lecito e rispondere è cortesia”; ma tantè, quei livelli di educazione sono oggi trascurati in nome di una supposta celerità di informazione che in realtà invece non sussiste. E allora? Lo scoraggiamento è totale; tante discussioni accademiche sui comportamenti per risolvere questa o quella crisi, tutte le diatribe che gli esperti alimentano con disparità di pareri artificiosamente alimentati da cavilli molto spesso pretestuosi e in contraddizione l'uno con l'altro, sembrerebbero cozzare senza possibilità di rimedio contro il buon senso. Ma forse è che quel piccolo potere che ciascuno si ritaglia nell'ambito della propria inefficienza, rende costoro presuntuosamente fieri della possibilità che hanno di disporre del tempo e delle attività dei cittadini. Il guaio, ripetiamo, è che a lungo andare finisce proprio per crearsi una inconciliabilità e incomunicabilità totale tra i cittadini e coloro che amministrano la cosa pubblica; e in momenti di crisi quanto invece sarebbe necessario che le iniziative più valide fossero accompagnate da una rapidità di attuazione, da una facilità nell'accedere alle informazioni e ai mezzi di finanziamento. Senza apparire benevoli verso il disastro delle ruberie e della malversazione delle amministrazioni regionali, con tutto ciò che ne consegue e che la magistratura sta portando alla luce, oseremmo dire che il danno della burocrazia, delle incertezze e della legislazione producono un danno quasi maggiore e più devastante, perchè sono difficilmente correggibili per questo continuo rimpallarsi delle responsabilità. La colpa di un reato, se gli organi giudiziari lo vogliono, è identificabile e punibile, invece l'apatia, il disinteresse e questo clima di assoluta inefficienza, non è, almeno al momento, perseguibile, visto che la legislazione vigente è il risultato di una enorme quantità di piccole o grandi indulgenze nei confronti dei comportamenti assenteisti dai propri doveri.
Gli autori ringraziano vivamente l'editore per aver consentito loro questo spazio. Essi sono consci della quasi assoluta inutilità di questo sfogo ma tantè, come si diceva a Genova tra i portuali “lasciateci almeno il diritto di mugugno”.

11.2012